La gatta frettolosa gennaio 2000 |
Giancarlo Livraghi gian@gandalf.it |
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Se qualcuno vede tendenze chiare e ordinate in quello che sta succedendo, alzi la mano. Per quanto riesco a capire, la confusione sta aumentando. C'è sempre più consenso (in teoria) sull'importanza di un'attenta e graduale gestione delle relazioni. Ma sembra dominare (in pratica) un'attività frenetica e frettolosa, in cui spesso si mescolano "avvenirismi" confusi con concezioni paleolitiche del marketing. Sapevamo che il sistema è turbolento e imprevedibile, che non saremmo arrivati a prospettive coerenti se non attraverso ogni sorta di sobbalzi e di false partenze. Ma, quando dalle parole si passa ai fatti, "toccare con mano" il disordine può essere sconcertante. Come dice un saggio proverbio, "fra il dire e il fare c'è di mezzo il mare" e questo è un mare incrociato, in un clima dove non si capisce da che parte soffi il vento. Pochi mesi fa sentivamo voci "autorevoli" piangere sull'impossibilità di far crescere l'internet in Italia senza investimenti pubblici, incentivi e sovvenzioni. Correva un desolato pessimismo: «Siamo gli ultimi, siamo perduti, nel nuovo impero delle tecnologie saremo solo una colonia marginale e sfruttata». Ora sembra che tutti abbiano trovato l'Eldorado e si stiano precipitando sui filoni di ricchissime miniere. Al di là delle enfasi e delle fantasie le possibilità di fare business con la rete ci sono davvero. Sembra chiaro che siamo entrati in una fase molto interessante. Ci sono partite, grandi e piccole, che si giocano in questi mesi. Un anno fa era troppo presto; fra un anno potrebbe essere troppo tardi. Ma non sempre è facile capire se siamo in Coppa America, dove metà della sfida si gioca alla partenza e l'altra metà in poche ore di regata con arnesi complicati, delicati, costosi e fragili, che cascherebbero a pezzi se affrontassero le onde e i venti dell'oceano. O se si tratta di armare barche robuste che possano andare nel mare vero e navigare su lunghi percorsi. L'ideale, naturalmente, è fare l'uno e l'altro. Cogliere le occasioni immediate e costruire per il futuro. È possibile? Certamente si. Ma ci vogliono nervi d'acciaio e quella rigorosa fermezza strategica che permette fare scelte tattiche fulminee senza perdere di vista l'obiettivo. Quanti armatori, capitani e timonieri hanno questa chiarezza di idee? Se ci guardiamo intorno, vediamo che sono pochi. Eppure, in pratica, non è così difficile come sembra. Anche in Italia si muovono grosse quantità di denaro; e ce n'è molto di più che sta ancora cercando occasioni per investire. Ma c'è una straordinaria confusione. Si va dicendo che la borsa è sostenuta dalle internet company quando in Italia (per il momento) non ne è quotata neppure una. Conosco imprese che più di un anno fa pensavano di arrivare in borsa ma per vari motivi sono ancora lontane dal farlo. Altre che potrebbero andarci domani ma preferiscono aspettare. Più, naturalmente, quelle che hanno una tale smania di fare in fretta che cambiano percorso a ogni crocicchio. Insomma anche da questo punto di vista la situazione è tutt'altro che chiara. Ma intanto quasi tutte le imprese che conosco nel mondo dell'internet sono cambiate; chi ha comprato, chi ha venduto, chi ha nuovi soci o si è liberato dei vecchi, chi sta sviluppando iniziative molto diverse da ciò che faceva in passato. Ci sono molte persone che ne hanno già ricavato un bel guadagno; per esempio vendendo (in tutto o in parte) una grande o piccola impresa a un prezzo inimmaginabile un anno prima. O anche solo con un enorme aumento di lavoro (e qualche rinuncia nella qualità... ma pecunia non olet) o con una nuova attività meglio retribuita (ma quasi tutti si considerano "in area di parcheggio" in attesa di offerte migliori). Un turbine in cui è difficile distinguere fra il grano e la gramigna, fra la vera qualità e i rapidi affari costruiti sulla sabbia. Le gatte frettolose hanno fatto e continueranno a fare gattini ciechi; ma spesso quei cuccioli si vendono bene a qualche compratore altrettanto frettoloso. Nel gioco del fiammifero qualcuno finirà bruciato; ma intanto ci sarà, lungo il percorso, chi avrà guadagnato abbastanza per poter uscire dalla bagarre e mettersi in panciolle. Come diceva Madame de Pompadour, fra un minuetto e l'altro, a Luigi XV: Après nous le déluge. A rimetterci il regno e la testa fu un altro Luigi, che ebbe la sfortuna di venire dopo. Dobbiamo scandalizzarci o preoccuparci? No. Siamo davvero su una "nuova frontiera" ed è inevitabile che ci sia in giro un po' di tutto. Compresi i giocatori d'azzardo, le sciantose, gli spacciatori di intrugli miracolosi e i furbi mercanti che vendono pale, piccozze e false mappe del tesoro. Spero che non sia sentimentalismo dire che tutti, compresi gli investitori e gli operatori di venture capital, dovrebbero cercare con molta attenzione i veri e pazienti coloni. Meno sgargianti, in apparenza meno brillanti, ma davvero capaci di seminare dove cresceranno i raccolti. |